Antiossidanti ed esercizio fisico

Nel corso dell’attività fisica e sportiva, e specialmente negli sport di elevata intensità, si verifica una riduzione delle difese antiossidanti (soprattutto nei tessuti che durante l’esercizio sono sottoposti a maggiore perfusione di sangue e di ossigeno, come il muscolo) ed una contemporanea diminuzione della forza contrattile determinata dall’insorgenza del senso di affaticamento, con conseguenti riflessi negativi sulla performance sportiva.

Non è ancora stato accertato se ci sia solamente una concomitanza fra questi due fattori oppure una causalità diretta, ma certamente l’insorgere della fatica muscolare dopo esercizi impegnativi può essere considerato come una forma di protezione dell’integrità strutturale del muscolo, a salvaguardia di un evento che porterebbe a danno tissutale. Infatti, l’organismo cerca di porre rimedio a ciò, inducendo un senso di affaticamento per far diminuire lo sforzo muscolare.

E’ unanimemente accertato che il danno strutturale si verifica nello sforzo violento, mentre l’attività a bassa intensità, ripetuta nel tempo e producente una minima risposta antiossidante, determina un adattamento nelle linee di difesa e quindi protegge l’organismo da rischi maggiori.

Nonostante ciò, è ampliamente diffuso fra gli sportivi (e non solo) il consumo di integratori, assunti a scopo antiossidante in modo tale da annullare o limitare i danni dei radicali. Però, non ci sono ancora risultati sperimentali che evidenziano la necessità di integrare con agenti antiossidanti l’alimentazione di individui che praticano sport.

Tuttavia, nel caso di un’attività molto impegnativa e soprattutto prolungata, risulta praticamente insufficiente la produzione endogena di antiossidanti. Ad esempio negli sport come la maratona, lo sci di fondo e il triathlon, esistono i presupposti per evidenziare un basso livello di certi antiossidanti, che pertanto vanno integrati. Le stesse gare, se svolte in condizioni ambientali proibitive o stressanti, accentuano il problema ed in questo caso solamente una dieta attenta ed eventualmente supplementata può risolvere il problema.

In via generale, si può affermare che in condizioni normali non ci sia la necessità di particolari integrazioni, se non quelle derivanti da un’alimentazione che, oltre a soddisfare il fabbisogno energetico e di nutrienti, assicuri l’assunzione e l’utilizzazione di antiossidanti (come la vitamina C, il beta-carotene o la vitamina E).

In alcuni casi di carenza, l’integrazione può indubbiamente essere un valido aiuto, tenendo sempre presente che mai come in questo caso “il meglio è nemico del bene”: non si deve sottovalutare il pericolo di danni da sovradosaggio, dovuto al fatto che alcune sostanze assunte a scopo antiossidante, se introdotte ad elevate concentrazioni, possono diventare “pro-ossidanti” e quindi dannose.

Per cui, solamente un moderato stress ossidante indotto dall’esercizio fisico sortisce effetti positivi: stimola la riparazione dei tessuti e induce l’organismo ad aumentare le sue difese antiossidanti endogene e naturali, mettendolo al riparo da situazioni di stress ben più gravi. Sembra comunque accertato che una buona riserva di antiossidanti venga mantenuta, ancor prima che con l’alimentazione, con una regolare attività fisica. Infatti la produzione di antiossidanti endogeni aumenta significativamente dopo un allenamento o una competizione sportiva.

Concludendo, mentre uno sforzo fisico intenso ma fugace produce molti radicali, lo sbilanciamento del rapporto ossidanti/antiossidanti, prodotto durante un esercizio di media intensità-durata e ripetuto nel tempo, apporta alla fine dei risultati favorevoli per la salute. Lo stress a piccole dosi fa bene!

A cura di: 

Dott.ssa Dietista Michela Castellani

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Commenti

Grazie, ci fa molto piacere! Allora alla prossima. Saluti

Dott.ssa Dietista Michela Castellani - 29/11/2013

I tuoi consigli mi sono utili. grazie. attendo il prossimo articolo...

mariella - 29/11/2013

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